La natura carsica del complesso dei Monti Alburni ha favorito la formazione di circa 400 cavità, doline, inghiottitoi, tra cui le grotte di Castelcivita che, con i suoi 4.800 m., sono le più estese dell’Italia Meridionale.
Situate a 3 Km dal centro storico, le grotte hanno avuto molteplici denominazioni, legate a vicende storiche ma anche a storie leggendarie: dalla leggenda di Spartaco e della sua fedele consorte Norce che qui si rifugiarono dopo della sconfitta contro il console romano Licinio Crasso nella battaglia di Roccadaspide nel 71 a.C.
Deriva l’antico nome di Grotta di Norce o di Spartaco, poi cambiato in Grotta Principe di Piemonte in onore di Umberto II di Savoia venuto in visita nell’agosto del 1932.
Fino alla fine dell’800 queste grotte erano poco conosciute. La prima avventurosa quanto tragica esplorazione documentata risale ai primi mesi del 1899 quando due fratelli del
confinante paese di Controne, Giovanni e Francesco Ferrara, vi si addentrarono con delle lucerne ad olio. Dopo 300 m i fratelli rimasero al buio a causa delle esalazioni di acido carbonico provenienti dal guano e furono ritrovati solo dopo otto giorni: Francesco morì mentre veniva ricondotto a casa e Giovanni dopo qualche tempo impazzì.
Foto di inizio ‘900 testimoniano che l’ingresso odierno è rimasto pressoché invariato, posto su un piazzale che poggia direttamente sul piano di un terrazzo fluviale a 94 metri di altitudine.
Le Grotte di Castelcivita si sviluppano lungo un unico ramo principale da cui, in più punti, si osservano brevi diramazioni secondarie.
Varcato l’ingresso, l’occhio del visitatore è abbagliato da un suggestivo scenario di gallerie, ampi spazi e strettoie scavate dall’azione millenaria dell’erosione carsica. Di
fascino incantevole sono le stalattiti e stalagmiti dalle forme più svariate che hanno dato nome ai vari ambienti delle grotte come ad esempio la “Caverna Bertarelli” dove è possibile ammirare la “Pagoda”, una delle formazioni calcaree più suggestive (percorso turistico 1200 m).
Ambienti spettacolari adorni di eccentriche concrezioni si susseguono sino all’ampio bacino idrico del “Lago Sifone” (percorso turistico amatoriale 3000 m) per lasciare spazio all’itinerario per i solo speleologi dove termina la grotta, con un altro lago detto “Lago Terminale”.
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